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Fabio Geda, L’estate alla fine del secolo

Fabio Geda, L’estate alla fine del secolo

Estate 1999. A Zeno Montelusa, dodici anni, si spalancano davanti agli occhi i lunghi giorni delle vacanze estive, da trascorrere al caldo sole della sua Sicilia. Improvvisamente, però, è costretto a partire con la madre in direzione di Genova,  perché nel capoluogo ligure è ricoverato il padre. Visto che nella clinica i minori non sono ammessi, la madre lo accompagna in montagna, dal nonno Simone, che Zeno non ha mai visto prima: una lunga vicenda di incomprensioni familiari li ha tenuti lontani. La relazione tra i due non è né semplice né immediata: il nonno, Simone Coifmann, ha fatto dell’esistenza appartata e schiva una ragione di vita, il nipote soffre per la lontananza dagli affetti e per l’inquietudine destata dalla salute del padre. Ma ogni incontro significativo è destinato a riscrivere il mondo: se per Zeno quel nonno burbero è una fonte di conoscenza sul mondo imperscrutabile degli adulti, per Simone la relazione col nipote costituisce un riscatto, atteso inconsapevolmente per anni, al senso di inappartenenza che ha caratterizzato la sua vita di ebreo nato il 17 novembre 1938, il giorno dell’entrata in vigore delle leggi razziali. Il romanzo procede con le due storie parallele: da un lato il ricordo dell’estate, richiamato alla memoria da Zeno ormai adulto, disegnatore di successo, dall’altro quella del nonno, affidata alle pagine ingiallite di un quaderno.“L’estate alla fine del secolo” è il quarto romanzo di Fabio Geda, quarantenne torinese approdato alla scrittura da una lunga esperienza di educatore, il primo dopo il successo planetario di “Nel mare ci sono i coccodrilli”. Il riferimento alla carriera da educatore è particolarmente significativo per la scrittura di Geda, che trova in una partecipe humanitas la propria peculiare cifra stilistica. La storia di Zeno e Simone è in primis una storia sul dialogo tra le generazioni. Geda sembra suggerirci che in assenza degli adulti (lontani, irraggiungibili: nel paesino di montagna neppure lo StarTAC riceve il segnale) adolescenti ed anziani scoprono tutti gli elementi che hanno in comune, pur in due fasi, quella della crescita e quella del bilancio di un’esistenza, che sembrano così distanti. Eppure sono due età in cui la mente, proiettata in altre dimensioni temporali (nel futuro l’una, l’altra nel passato) è chiamata costantemente alla riflessione su di sé.L’altro tema-chiave del romanzo è la memoria, personale e collettiva. Identificare nel novembre 1938 la data di nascita del nonno significa, evidentemente, richiamare l’evento cruciale del secolo scorso, e la vicenda della famiglia Coifman costituisce un omaggio accorato a questa tradizione letteraria. Ma la memoria della Shoah corre un rischio, quello di atrofizzarsi in una dimensione celebrativa ed autoreferenziale, se non svolge la funzione di trasmettere ai più giovani il valore dell’attenzione verso tutte le discriminazioni, tutte le piccole o grandi Shoah del nostro tempo. Il passaggio di testimone tra Simone e Zeno si è realizzato: il grande tema di  Nel mare ci sono i coccodrilli, la tragedia dei migranti, si riaffaccia nell’opera di Zeno, autore di Shukran, una sorta di Capitan America che, in un’Europa trasformata in fortezza blindata, libera i migranti dai CIE.

MB

Soundtrack: Baustelle, L’uomo del secolo

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