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L’incipit della settimana: Cristina Brambilla, I ragazzi dell’estate

L’incipit della settimana: Cristina Brambilla, I ragazzi dell’estate

Avevo un solo desiderio per Natale. Volevo che quella fosse l’ultima vigilia straordinaria della mia vita, perché, all’improvviso, non ne potevo più di essere straordinaria. All’improvviso, seduta sul ciglio di una strada di cui ignoravo il nome (ammesso che l’avesse) a mangiare da sola una Tom Yam talmente piccante da farmi lacrimare, mi sentivo persa. Persa, sentimentale e triste perché, mentre mi asciugavo gli occhi, da qualche parte attorno a me un’armonica aveva cominciato a suonare Jingle Bells e il mio cuore si era spezzato.
A casa mia, in quel momento, a novemila chilometri di distanza, probabilmente papà era già stufo di ascoltare Christmas in the Heart di Bob Dylan e anche mamma, dopo ore d’inutile ricerca di un posto “carino” dove riunire la nostra vasta e poliglotta famiglia, si era stufata e aveva invitato tutti da noi.
A casa mia, in quel momento, c’erano odore di brodo di cappone e profumo di aghi di pino e tanti elfi e campanelle e angioletti e i tre re magi che marciavano inesorabili sul pavimento del salotto e zie di ritorno dal Tibet vestite come monache di lusso a dispensare abbracci. Un kitsch pazzesco e melenso da cui ero scappata a gambe levate ma il cui solo pensiero al momento mi faceva sentire abbandonata in capo al mondo.
Cosa che, in un certo senso, era la pura verità.
Le note di Jingle Bells fluttuavano verso di me nelle tenebre della notte thailandese. Forse era un povero orfanello scalzo che avanzava con la mano tesa e probabilmente l’armonica era il regalo di un vecchio zio reduce del Vietnam.
E, invece, ecco sbucare un elefante. Un elefante che suonava l’armonica con la proboscide.
Tutto vero, giuro. Lo vedevo proprio in quel momento, con il cucchiaio a mezz’aria e la bocca aperta mentre un motorino sgasava rumorosamente nella mia zuppa. Il mio elefante si muoveva aggraziato come una ballerina: le zampe, le orecchie, il codino… tutto a tempo. Aveva perfino un catarifrangente attaccato al sedere per evitare tamponamenti, immagino.
Okay gente, buon Natale dal posto più assurdo del mondo, ossia il nordest della Thailandia, dove ero andata a cercare me stessa.

Cristina Brambilla, Ragazzi dell’estate, Rizzoli, 2019 (ArgentoVivo), pp.278, €16.

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