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S.J. Laidlaw, Un’infedele in paradiso

S.J. Laidlaw, Un’infedele in paradiso

Emma è una sedicenne canadese che, grazie alla carriera diplomatica della madre, ha avuto il privilegio  di vivere in diversi stati del mondo. I suoi genitori si sono recentemente separati: il padre scrittore, stanco di vivere all’ombra di un capofamiglia decisionista e tendenzialmente assente, ha lasciato la madre per la babysitter. Nessuna meraviglia quindi che Emma viva l’ennesimo trasloco, il primo senza il padre, con pochissimo entusiasmo. Il Pakistan, poi, sintetizza perfettamente la quintessenza del locus horribilis per un’adolescente occidentale: nessuna comodità, clima e fauna poco ospitali e per giunta l’aperta ostilità della popolazione locale, la cui massima aspirazione è aprirsi la via del Paradiso uccidendo un infedele. Emma e gli altri figli delle autorità consolari sono costretti a vivere in un’enclave protetta da alte mura, consapevoli del continuo rischio di attentati.

Il plot ha avvio quando Emma, il primo giorno di scuola,  incontra fortuitamente Mustapha, un coetaneo pakistano ricco e straordinariamente affascinante. Alla richiesta di esprimere un parere sul paese in cui ha appena iniziato ad abitare, Emma risponde in maniera decisamente non-diplomatica (del resto, per gran parte del libro il conflitto con il modello materno non potrebbe essere più aspro), mostrando il volto più superficiale e consumista, ma anche più stereotipato, dell’Occidente ricco di beni materiali quanto povero di umanità e chiuso al confronto. Nonostante questo avvio poco promettente, la relazione con Mustapha, la sua fidanzata Aisha e un ristretto gruppo di aristocratici ragazzi locali, prosegue, sulle classiche coordinate young adult di una repulsione che diviene, pagina dopo pagina, sempre più attrazione.

Con il progredire degli eventi, Emma cambia. Cambia il suo modo di osservare la realtà e le persone che la circondano. Nel privato e nel pubblico, tuttavia,  la situazione sembra degenerare: la simpatia reciproca tra Emma e Mustapha appare totalmente incompatibile con il fidanzamento con Aisha, mentre un attacco all’ambasciata americana mette a serio rischio la vita stessa di Emma e della sua famiglia.

Il primo romanzo di Susan Laidlaw, insegnante specializzata in intercultura, che pure mette in mostra una scrittura vivace e piacevole, disattende in buona parte le attese legate alla situazione iniziale del romanzo. L’inserimento di una sedicenne, che dovrebbe aver acquisito una discreta attitudine al confronto nella sua vita precedente, in una realtà ostile come quella pakistana, meritava a mio avviso, pur senza adottare gli stilemi del saggio politico-sociale, un approccio meno superficiale. Il romanzo sceglie invece di privilegiare quasi esclusivamente la componente romance, declassando il contesto storico – sociale a poco più di uno sfondo oleografico. In assenza di un credibile lavoro psicologico sui personaggi, anche la formazione di Emma, che definirà “paradiso” un luogo che solo poche settimane prima pareva un “inferno”, ha il suono stonato di uno stereotipo politicamente corretto.

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M.B.

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