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Adulti, non banalizzate(ci): insegnateci la complessità

Adulti, non banalizzate(ci): insegnateci la complessità

Egregio Sig. Turrini,

ho appena terminato la lettura dell’articolo da lei pubblicato online su Il Fatto Quotidiano, intitolato “Wattpad, i romanzi erotici li leggono (e li scrivono) i minorenni: tra strafalcioni e smanie di sesso, dal web alle librerie“, e sentendomi chiamata in causa in quanto adolescente, ho pensato che sarebbe stato opportuno scriverle due righe di risposta.

Se io mi trovassi nei panni di un adulto privo di alcuna conoscenza della letteratura per ragazzi (ma anche di ciò che essi scrivono e leggono a questo proposito sul web) e leggessi un articolo del genere, ne ricaverei un quadro terrificante. Questa considerazione mi porta ad una prima ed immediata riflessione: chiunque abbia intenzione di comunicare pubblicamente su un qualsivoglia avvenimento, tema o questione di una certa rilevanza ha la responsabilità, e quindi l’obbligo morale, di restituire il più possibile la complessità e i significati coinvolti nel topic su cui pretende di informare. Personalmente non studio sociologia né psicologia, di conseguenza temo di non possedere nessuno degli strumenti necessari per poter analizzare e comprendere il fenomeno sociale trattato dal suo articolo, ma ritengo che non sia necessaria una particolare sensibilità per rendersi conto che le sue parole non hanno affatto l’intento di indagare (e meno che mai comprendere) questa realtà, ma piuttosto giudicarla tout court con una superficialità che mi lascia sinceramente sbalordita, inesattezze sparse qua e là e arroganza (peculiarità di chi crede di sapere senza realmente conoscere), riducendo, tra l’altro, l’articolata narrativa dedicata agli adolescenti al singolo e desolante movimento sociale da lei preso in esame. Non ho paura di parlare con franchezza: ho sedici anni e la fortuna di vivere immersa fino al collo nel mondo della letteratura giovanile. Su questo, sono in grado di dire con cognizione di causa che il genere young adults non è – affatto – una “smania di sesso pronto consumo senza eclatanti dettagli porno e con molte allusioni, dato in pasto a teenager tra i 12 e i 18 anni che altrimenti non leggerebbero nemmeno le righe degli ingredienti dietro ad una scatola di biscotti“, per usare parole sue, bensì un panorama letterario vasto e pregno di significato (Marie-Aude Murail, Chambers, Allende e Jacques sono solo alcuni dei tanti meritevolissimi autori e/o autrici contemporanei che hanno lavorato in questo campo di cui non sono sicura lei abbia letto).
Il secondo, e forse più grave, errore di valutazione da parte sua sta nell’aver massificato, spersonalizzato e criminalizzato l’adolescenza nella sua interezza, negando a priori l’esistenza di dimensioni giovanili estremamente differenti tra loro. La questione da lei affrontata è un fenomeno che andrebbe senz’altro indagato in profondità. Ma al di là di questo, se lei non si ostinasse a rimanere focalizzato su una visione pessimistica e riduzionista, si accorgerebbe ben presto dell’esistenza di movimenti collettivi adolescenziali estremamente vitali, riguardanti nello specifico la lettura e la scrittura, che promuovono la crescita sia su un piano umano che letterario, come il blog Qualcunoconcuicorrere.org (che prende il nome dal romanzo omonimo di David Grossman, ennesimo eclatante esempio di una letteratura che lei implicitamente dichiara inesistente), un’iniziativa che ha come scopo la valorizzazione e la diffusione della lettura attraverso la partecipazione attiva dei ragazzi. E non solo: numerosissimi sono i festival e le associazioni dedicate esclusivamente a questa branca della letteratura.

Adesso, mi permetto di porle una domanda diretta. Come si sentirebbe a vedere un uomo adulto trattare un argomento di tale importanza oscurandone tutto ciò che di bello contiene e valorizzandone solo gli aspetti negativi?
Io non giudico, me lo dica lei, che ci accusa senza guardarsi dietro le spalle e rendersi conto che è proprio a causa di atteggiamenti come questo se noi ragazzi non sappiamo dove mettere le mani. Non dubito delle sue buone intenzioni, ma siamo sottoposti costantemente ad un giudizio che di costruttivo non ha assolutamente nulla.

Non ci si aggiunga anche lei. Piuttosto, faccia qualcosa per cambiare.

Cordiali saluti,

Sarah Ferraiolo

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