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David Almond, Il grande gioco

David Almond, Il grande gioco

“Era cominciato tutto per gioco, un gioco che facevamo in autunno. La prima volta che ci giocai fu il giorno in cui le lancette degli orologi vennero spostate un’ora indietro”

Eravamo diversi a giocare, molti fingevano; io no, io li vedevo davvero io ero morto davvero, John Askew li vedeva, in fondo quello che diceva era vero: noi due eravamo proprio uguali.

Avevo iniziato a giocare da poco, pensavo fosse solo un modo per passare il tempo, ma non era così, si moriva davvero, io stesso ero morto davvero, quel giorno d’autunno il coltello aveva puntato su di me, mi lasciarono solo e li vidi, vidi i bambini della miniera scheletrici, vidi luccicaseta vidi le storie del nonno e morii davvero, quando tornai su c’erano solo Allie e John, lui, John Askew, sapeva, sapeva che non stavo fingendo e che ero uguale a lui.

Poi un giorno come era cominciato tutto finì, in un certo senso fu colpa mia, ma come potevo sapere che la signorina Bush ci avrebbe seguiti.

Askew sparì, la mia vita proseguì normalmente, Allie era sempre più presa dal suo ruolo nella recita scolastica ed io passavo le giornate a scrivere storie finché lui mi chiamò, volevo andare ma allo stesso tempo ero intimorito, sapevo che sarei dovuto andare da lui perchè noi siamo uguali, perché saremmo tornati insieme.

“Sì, eccoci qua, noi, i ragazzi scomparsi, tornati nel mondo come per magia: John Askew, faccia annerita, collanine d’osso attorno al collo, corpo coperto di tatuaggi; Allie Keenan, la perfida ‘brava bambina’ fatta di ghiaccio, con la pelle d’argento e gli artigli d’acciaio; Jax, il cane selvatico; e io, Kit Watson, con la testa piena di antiche storie e tanti sassi colorati fra le mani”

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Un libro che parla di vita e di morte, dell’attrazione e al contempo della paura della morte, vita e morte raccontata da dei ragazzini: da un ragazzino speciale le cui radici affondano nel passato. David Almond riesce ad affrontare temi duri e misteriosi con una semplicità unica che rende il libro di una tale scorrevolezza che giunto alla fine saresti pronto a ricominciare per verificare se mai ti fossi perso qualche frase, qualche parola, qualche sussurrro, qualche virgola; perché ogni parola racchiude un mistero da svelare, un segreto nascosto, una storia da troppo tempo dimenticata.

Emma Mazzanti

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