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La “seconda vita” di Malala grazie alle lettere di Repubblica@Scuola

La “seconda vita” di Malala grazie alle lettere di Repubblica@Scuola

La quattordicenne pakistana è uscita dall’ospedale. Era stata vittima di un attentato dei Talebani per le sue battaglie sul diritto allo studio delle ragazze. Ha voluto ringraziare tutti quelli che le hanno rivolto un pensiero. Ecco tutte le lettere dei suoi coetanei arrivate su Repubblica@Scuola. E i vincitori

di FEDERICO PACE

 

ROMA – Il coraggio delle parole contro l’assurdità della violenza. Così Malala Yousufzai ha vinto la sua battaglia. Sono passati quattro mesi, da quando la quindicenne pachistana, il nove ottobre scorso, aveva visto la morte in volto per colpa dei Talebani. Le avevano sparato contro, perché combatteva per i diritti delle giovanissime di andare a scuola. Un proiettile le ha attraversato la testa, dall’occhio fino alla mascella. E’ sopravvissuta per miracolo. Poi, qualche giorno fa, l’8 febbraio, dopo un lunghissimo periodo di degenza, la ragazzina ha lasciato il Queen Elizabeth Hospital di Birmingham.

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La storia di Malala ha fatto il giro del mondo. Milioni di persone sono venuti a conoscenza delle battaglie che aveva intrapreso e del blog che a poco meno di undici anni aveva cominciato a scrivere per la Bbc. Soprattutto i giovanissimi hanno provato un’emozione talmente forte da indurli subito a scriverle, come se solo così si potesse lenire il dolore e ristabilire un po’ di tranquillità. Sembra essere servito. A lei, e a tutti quelli che le hanno scritto.

Tra le tante testimonianze che abbiamo ricevuto su RepubblicaScuola, c’è quella arrivata dalla provincia di Belluno. E’ di Luca Burlon del liceo statale Giorgio Dal Piaz di Feltre. Prima di rivolgersi a Malala, per chiederle perdono a nome di tutti per ciò che è accaduto, Luca si è rivolto a quelli che in questo tempo hanno taciuto lasciandola sola mentre combatteva una battaglia così grande. Così inizia la sua lettera: “Caro amico, tu che eri il compagno di giochi nella sua breve infanzia e di studi nella così difficile adolescenza di ragazza pakistana, anche tu ti sei unito al coro di quanti la denigravano ogni giorno con insulti e minacce, oppure hai sempre taciuto con la testa bassa, anche quando l’acre sapore dell’ingiustizia ti si cristallizzava sulla lingua?” (LEGGI).

Malala ha colpito tutti. Le ragioni sono tante, alcune immediate e chiare, altre più insondabili e profondissime. Emanuele Caviglia, coetaneo della giovane pakistana, studente dell’istituto comprensivo Via Volsinio di Roma, ha scritto: “Cara Malala, sai perché mi coinvolgi così tanto? Per un semplice motivo: tu non ti sei ribellata solo per imparare nozioni scolastiche che, è vero, sono un tuo diritto, ma l’hai fatto per qualcosa in più: per la tua consapevolezza di stare nel mondo” (LEGGI).

Pennabianca è andata a rileggere il suo blog per capire meglio quella ragazzina, per poi confessarle lo spaesamento inesorabile: “Malala, leggo le tue parole di undicenne e entro in un mondo che non è il mio. Non ho mai incontrato per strada un uomo che, avendomi vista uscire da scuola, mi sussurrasse ‘ti ucciderò'”. Alaska ha scritto “non capisco in che modo possa offendere Allah, il tuo Dio, il solo fatto di voler imparare e studiare”.

C’è chi ha provato collera, come Elliegiornalista2705: “Anche solo pensare che ti hanno sparato soltanto perché chiedevi di andare a scuola, che è un tuo diritto, mi fa salire una tale rabbia! Sono una ragazza che vorrebbe complimentarsi con te per il tuo coraggio, e volevo anche farti sapere che il tuo gesto di ribellione non è stato inutile. Migliaia di persone hanno manifestato per quello che ti è successo e protestato contro gli integralisti che vogliono imporre la loro propria e falsa visione alla tua popolazione, ostacolando la vostra libertà”.

Emi2000 ha manifestato il desiderio di mettere in atto il più antico modo di mostrare affetto per un’altra persona: “Vorrei fare qualcosa per te… perché non vieni in Italia? Ti ospiterei volentieri nella mia casa, ti farei conoscere i miei amici e la mia classe. Spero che tutto questo orrore finisca molto presto, e che tu possa essere felice come prima e tornare ad essere libera come me di istruirti e avere degli amici a scuola”.

Molti quelli che le hanno confessato il disagio provato nel sapere quel che le è accaduto. Tra tutti Grimaud: “C’è un caos talmente immenso in me dopo aver letto la tua storia che non riesco a fare ordine nel mio cuore. Ma è colpa mia, sono così instabile io, non come te che sei così forte, che adesso barcolli tra la vita e la morte ma non crolli, tu non crollerai mai vero, Malala? Tu non gliela darai vinta a quegli essere ignobili che ti hanno sparata, no, non lo farai”.

Nicolagrbic ha provato, a modo suo, e dalla distanza che lo separava da lei, a usare la ragione per ribadire valori illuministi: “tu a quattordici anni hai perso la tua innocenza, la tua infanzia e la tua adolescenza, te ne sei privata perché hanno cercato di toglierti qualcosa d’importantissimo: il sapere. Il sapere, una delle poche cose che ci rende liberi, perché potrai anche essere schiava delle loro leggi, ma se tu hai la conoscenza, avrai sempre un tuo pensiero e questo ti renderà una persona libera”.

Tutte le parole che sono state dette, hanno fatto di certo bene a Malala. Nella prima intervista video che pochi giorni fa la giovane ha concesso, tra le tante lettere arrivatele, Malala ha spiegato che se è riuscita a superare tutto è grazie all’ondata di calore e di affetto che ha ricevuto: “Oggi potete vedere che sono viva. Posso parlare, posso vedervi, posso vedere ciascuno di voi e sto meglio ogni giorno di più. Questo è solo grazie alle preghiere delle persone. Perché tutta la gente, uomini, donne e bambini, tutti loro, hanno pregato per me”.

C’è nel volto di Malala, come in tutti i volti dei ragazzini che devono affrontare momenti così crudeli, una fragilità e una dolcezza che ci interrogano e ci scuotono. E c’è una gioia infinita, quando riescono a uscire dai momenti peggiori e si riavvicinano alla vita. Tra le tante lettere arrivate c’è anche quella di Erickv che forse più di altri ha provato a dire del sollievo di saperla salva e pronta a riprendersi la sua vita: “Che meraviglia poter pensare a te adesso! Il tuo sorriso sempre così garbato, mite e gli occhi scuri, di un colore non catturabile neppure dal migliore degli obiettivi, il Pakistan caldo e terroso tra le pieghe dolci delle vesti colorate come i fiori più vivi”.

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