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L’incipit della settimana: Marie-Aude Murail, 3000 modi per dire ti amo

L’incipit della settimana: Marie-Aude Murail, 3000 modi per dire ti amo

Eravamo tre studenti di quinta1 e venivamo da orizzonti talmente diversi che mai avremmo pensato di essere destinati a dirci un giorno ti amo. I genitori di Chloé erano i signori Lacouture, il padre direttore della scuola Charles-Péguy e la madre insegnante di tedesco. Bastien era figlio dei Vion, che avevano un piccolo negozio. Siccome i clienti lo chiamavano “il figlio della drogheria”, Bastien ci mise un po’ di tempo a capire a cosa servissero i genitori. Nel suo caso la risposta era: a niente. Neville si sarebbe chiamato Steevy se la vicina di pianerottolo non si fosse impossessata del nome per il proprio figlio. Magali Fersen, ragazza madre, ripiegò su Neville, un nome che aveva sentito in una serie della BBC, durante la gravidanza. Non si era accorta che i personaggi inglesi erano silenziosi e tormentati. Fin dalla culla, Neville decise di somigliare loro. Ci chiamiamo quindi Chloé Lacouture, Bastien Vion e Neville Fersen. Quell’anno, la nostra insegnante di francese era la celebre signora Plantié, considerata pazza dagli studenti e molto competente dai genitori. Quella donna energica e sorridente soffriva di una curiosa allergia: non sopportava i romanzi con il lieto fine, che secondo lei erano scritti per gli idioti e per gli americani. Mentre noi, che avevamo dodici o tredici anni, i brufoli, mestruazioni dolorose e genitori di merda, affondavamo nella depressione invernale, la signora Plantié rifioriva leggendoci La morte di Olivier Bécaille. Era una storia terribile in cui un poveretto, sepolto vivo, cercava di sollevare il coperchio della bara.

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