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Ogni cosa è un colore: Bianca come il latte, rossa come il sangue

Ogni cosa è un colore: Bianca come il latte, rossa come il sangue

“Ogni cosa è un colore. Ogni emozione è un colore. Il silenzio è bianco. Il bianco infatti è un colore che non sopporto: non ha confini. […] Anzi il bianco non è neanche un colore. Non è niente, come il silenzio. Un niente senza parole e senza musica.[…] Ti sbatti due auricolari nelle orecchie ed entri in un’altra dimensione.[…] Così non resto solo: bianco. C’è qualcuno che mi accompagna e dà colore alla mia giornata. La vita è una sola e quando diventa bianca il mio computer è il miglior modo per colorarla. […] Oppure prendo il mio bat-cinquantino senza freni e giro senza meta. Se una meta non ce l’ho vado a trovare Niko e suoniamo due canzoni. […] Se Niko non può ci vediamo con gli altri davanti alla fermata. […] Ci trovi sempre qualcuno davanti e a volte qualche ragazza. A volte anche Beatrice , e io, alla fermata davanti a scuola, ci vado per lei.[…] Se davanti a scuola c’è Beatrice è un’altra cosa. Occhi verdi che quando li spalanca prendono tutto il viso. Capelli rossi che quando li scioglie l’alba ti viene addosso. Colore? Beatrice è rosso. Come l’amore è rosso. […] Un giorno di questi glielo dico che lei è la persona fatta apposta per me e io per lei.[…] Devo solo trovare il momento adatto e la pettinatura giusta Perché credo sia soprattutto un problema di capelli. Solo se Beatrice me lo chiedesse li taglierei.[…] Ma un leone senza criniera non è un leone.
Il mio nome è Leo mica per niente.”

Così si apre il libro “Bianca come il latte, Rossa come il sangue”, libro di esordio di Alessandro D’Avenia.
Un libro piccolo, ma grande. Semplice, ma allo stesso tempo complesso. Un mix di emozioni e sentimenti. Un lungo viaggio pieno di imprevisti, lo definirei.

“Oggi la prof di storia e filo sta male.[…]Verrà una supplente. Sarà la solita sfigata.[…] La aspettavamo al varco la supplente, brutta come la morte e con il suo inappuntabile vestito viola per riempirla di palline inzuppate di saliva[…].Invece entra un ragazzo giovane. Giacca e camicia. Preciso. Occhi troppo neri per i miei gusti. Occhiali neri pure quelli, su un naso troppo lungo. […] Ripete spesso che ama quello che studia.[…] Non ricordo il nome. Lo ha detto ma stavo parlando con Silvia. Silvia è una con cui parli di tutto. […]Però non è il mio tipo[…] le manca quel tocco in più: la magia, l’incantesimo. […] Beatrice è rossa. Silvia è azzurra, come tutti gli amici veri.”

“<< Solo quando l’uomo ha fede in ciò che è al di sopra della sua portata l’umanità fa quei passi in avanti che l’aiutano a credere in se stessa.>> Non male come frase, ma mi sembra la tipica frase da prof giovane e sognatore. Per questo l’ho soprannominato il Sognatore.”

“Bello avere dei sogni, bello crederci.”
Ognuno di noi ha un sogno. Quello di Leo? Beatrice.
Ma qualcosa ribalta l’esito della storia.

“Silvia me lo ha detto in lacrime:
<< Beatrice ha la leucemia.>>
E le sue lacrime sono diventate mie.”

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La storia di un ragazzo che aveva un sogno, che qualcuno gli ha portato via e non gli renderà più.

 

Margherita Romiti

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