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Gudrun Skretting, La sfida di Anton

Gudrun Skretting, La sfida di Anton

A tutti noi piace l’idea di essere il coronamento di un sogno, di essere stati immaginati e aspettati a lungo dai nostri genitori. Questa consapevolezza dà senso alla nostra vita e ci assegna, per così dire, il nostro posto nel mondo.

Immaginate pertanto quale cataclisma possa essere avvenuto nella testa di Anton, tredicenne orfano di madre, quando il padre gli rivela di essere venuto al mondo “per un incidente”.

Un incidente? Dunque la sua esistenza è paragonabile a quella di un sinistro, che normalmente porta come conseguenze acciacchi fisici, noie burocratiche e un peso economico?

Suo padre cerca di riprendersi dicendogli che anche la luna si trova nel cielo per un impatto imprevisto, ma questa rivelazione non è che lo aiuti molto.

La sfida di Anton, quindi, è quella di dimostrare al padre, al mondo, ma probabilmente a se stesso di non essere un incidente. Per farlo deve trovare un obiettivo, e quello più naturale sembra essere trovare una fidanzata al padre depresso.

Al suo fianco c’è Ine, la sua migliore amica, spalla perfetta per progettare un piano ambizioso e un po’ folle, per aiutarlo a orientarsi in un labirinto di scelte e decisioni complesse, per non farlo abbattere quando sembra che tutto vada storto.

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La sfida di Anton è  il romanzo d’esordio di Gudrun Skretting, ed è un’ulteriore conferma di quella ventata di libertà e aria fresca che ci arriva dai narratori del nord Europa, che sono capaci di raccontare i turbamenti dell’adolescenza andando in profondità senza perdere la leggerezza.

Gudrun Skretting, La sfida di Anton, traduzione di Lucia Barni, Beisler, 2018 (collana Il serpente a sonagli), pp. 252, €14

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