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L’incipit della settimana: Allan Stratton, Un viaggio chiamato casa

L’incipit della settimana: Allan Stratton, Un viaggio chiamato casa

La mamma corre qua e là come una pazza cercando di dare un’aria di normalità al soggiorno. Tanti auguri. Puoi sostituire le foto delle acconciature con i paesaggi dei poster del supermercato, stendere veli di nylon sopra gli asciugacapelli e nascondere i lavandini sotto vassoi di salatini, ma un negozio da parrucchiera rimane un negozio da parrucchiera.
Dal lunedì al sabato, le “ragazze” della mamma – «non chiamarle “clienti”!» – spettegolano intorno al tavolo del tinello o guardano la tele sedute sulle poltroncine, da sotto i caschi. Ma oggi è domenica e ci prepariamo a ricevere visite, il che significa che devo aiutare papà a portare su il tappeto a pelo lungo dal suo studio di assicuratore nel seminterrato. È lì che sta di solito perché «prova tu a togliere continuamente i capelli da quell’affare».
Il tappeto puzza peggio delle ascelle del mio preside. Non saprei dire se sia per il cemento umido o per i piedi sudaticci di papà: quando ha un attacco di panico si sfila le scarpe. Ringraziando il cielo, ci sono i vapori delle tinte, delle lacche e delle creme esfolianti alla menta per le clienti della mamma.

Stendo il tappeto mentre papà tira fuori il divano-letto dallo stanzino in modo che possiamo far finta di avere un divano. La mamma è ferma davanti allo specchio al lavatesta, troppo occupata a sistemarsi la parrucca per farci caso. Le è venuta l’“alopecia”, che è quella cosa che ti fa cadere tutti i capelli. Considerato che di mestiere fa la parrucchiera, la mia prof di lettere la definirebbe ironia della sorte. Per me invece è il karma.
«La parrucca è a posto?»
«Va bene. Non si vede, quasi.»
«Però si vede?»
«Solo se si guarda.»
La mamma mi fulmina con un’occhiata. «Sei sempre la solita!»
«E la nonna, quando andiamo a prenderla?»
«La nonna non viene» risponde papà, che sta spingendo il divano-letto sulle sue rotelline.
«Ma alla cena della domenica lei viene sempre.»
Papà lo sistema tra due caschi. «Questa è un’occasione speciale. Non vogliamo innervosire lo zio Chad e la zia Jess.»
«Cioè, la nonna non può venire per colpa loro?»
La mamma si aggiusta la parrucca dietro la nuca. «Si metterebbe il solito vestito a scacchi tutto sporco, col maglione nero. Lo sa il cielo quante volte ho provato a lavarli.»
«Se stai dicendo che la nonna puzza, no, non è vero. I vecchi non sudano mica.»
«Non è solo per questo» interviene papà .

“Chi lo sa che cosa potrebbe dire?»
«La verità. La nonna dice sempre quello che pensa.”

Allan Stratton, Un viaggio chiamato casa, traduzione di Anna Carbone, Mondadori, 2018, pp. 276, €17.

Photo Credit: Mare di Libri

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