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L’incipit della settimana: Jan Terlouw, Inverno di guerra

L’incipit della settimana: Jan Terlouw, Inverno di guerra

Era buio pesto.
Passo dopo passo, una mano tesa a tastare davanti a sé, Michiel si faceva strada sul
sentiero ciclabile di terra battuta che correva accanto a quello per i carri. Nell’altra mano teneva una sporta di cotone con dentro due bottiglie di latte. «Luna nuova e in più nuvoloso» borbottò. «Qui ci dev’essere la fattoria dei Van Ommen.» Scrutò a destra, ma per quanto si sforzasse, non vedeva niente. “La prossima volta non mi muovo senza la dinamo. Erica dovrà fare in modo di essere a casa per le sette e mezza. Così è impossibile.”
I fatti gli diedero ragione. Anche se procedeva a non più di mezzo chilometro all’ora, andò a sbattere con la sporta contro uno dei paletti disseminati qua e là per far sì che i carri dei contadini non sconfinassero sul sentiero delle bici. Maledizione! Tastò cauto con la mano. Bagnato! Una delle bottiglie si era rotta. Che spreco, tutto quel latte squisito. Terribilmente di malumore ma ancora più cauto di prima, riprese a camminare. Mamma mia, si vedeva veramente poco con quel buio. Era a cinquecento
metri da casa e conosceva per così dire ogni sasso. Eppure sarebbe stato difficile riuscire a rientrare prima delle otto.

Jan Terlouw, Inverno di guerra, traduzione dal nederlandese di Valentina Freschi, La Nuova Frontiera Junior, 2021, pp. 24, €16

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