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L’incipit della settimana: Fabio Geda – Marco Magnone, Berlin – I lupi del Brandeburgo

L’incipit della settimana: Fabio Geda – Marco Magnone, Berlin – I lupi del Brandeburgo

Lo sguardo di Nina vagò per il negozio di liquori: dal bancone coperto di polvere agli scaffali vuoti, dal pavimento ingombro di cocci alle finestre oscurate con pannelli di legno, e si fermò sul lato opposto della stanza – dove c’erano loro. Non aveva idea di chi fossero. Quello che sapeva è che durante la battaglia di Gropius Peter si era allontanato e si erano persi di vista, che si era ritrovata sola in mezzo alla bufera e che a un certo punto, dal vento e dalla neve, erano sbucate quelle creature bianche. Avevano fatto segno di seguirle, e lei, che non avrebbe saputo dove altro andare, aveva ubbidito.

Solo dopo aveva iniziato ad assalirla la paura. Quando nello spaccio in cui si erano rifugiati per la notte, non dovendo più proteggere gli occhi dal pulviscolo ghiacciato della bufera, li aveva osservati con attenzione alla luce delle candele. Non le piaceva il colore delle tute che indossavano, bianche come la pelle dei cadaveri, non le piacevano i grossi guanti che sembravano artigli, non le piacevano quelle mitragliette da cui non si separavano mai, ma soprattutto non le piacevano le maschere mollicce, sformate, dello stesso tessuto delle tute, con vetrini ovali al posto degli occhi, lunghe protuberanze simili a proboscidi all’altezza del naso e neppure una fessura per la bocca: teste da insetti giganti, o da mostri antichi e sanguinari come quelli delle leggende. Si era chiesta se avesse fatto bene a seguirli, ma la cosa strana era che, al tempo stesso, loro si comportavano come se quella pericolosa fosse lei: fin dal primo momento le si erano rivolti solo con gesti secchi, come se volessero tenerla a distanza, senza parlarle. Dentro lo spaccio le avevano indicato di andare a sistemarsi in fondo al negozio, dove Nina si era seduta su delle casse, aveva estratto dalle tasche due matite e un foglio stropicciato, e si era messa a disegnare.

Si trovavano lì da alcune ore quando, finalmente, una delle sei tute bianche si staccò dal gruppo, le si avvicinò, si accucciò sui talloni a un metro di distanza e chiese: “Cosa stai disegnando?”

Nina sgranò gli occhi. Che voce era quella? Aveva un tono che non sentiva da anni.

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Fabio Geda – Marco Magnone, Berlin. I lupi del Brandeburgo, Mondadori, 2017, pp.231, €15.

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