Jason Reynolds, La lunga discesa

Sembrerebbe facile, giusto? Fare come ha fatto tuo padre e tuo fratello, vendicarsi, uccidere, non piangere… o forse no? Del resto è normale: in una società senza legge, l’unica legge contemplata è la vendetta. Ogni giorno preghi che il prossimo corpo circondato dal nastro giallo della polizia non sia il tuo o quello di un tuo familiare. Ma evidentemente le tue preghiere non bastano… quando anche tuo fratello, Shawn, cade con il volto sulla terra secca del campetto da basket tra urla e sirene, TU TI ATTIENI ALLE REGOLE della società:

1)Non piangi.

2)Non fai la spia.

3)Ti vendichi.

Così torni a casa. Ti prepari a fare ciò che va fatto. Prendi il “ferro”. Sali in ascensore e mentre aspetti che quelle dannate porte si riuchiudano pensi che potrebbe essere l’ultima volta che vedrai tua madre. Penserai che sia una situazione terribile per un uomo, ma Will non lo è; è solo un ragazzo di periferia che queste regole le ha solo sentite e non sa neanche come caricare una pistola. Una pistola troppo grande e troppo scomoda da portare nei pantaloni. Ma quando tutto accade troppo in fretta, il tempo si dilata e ti da una chance; una chance per pensare; una chance per ricordate. Starà a Will decidere come sfruttarla. Un romanzo originale e sorprendentemente profondo. “La lunga discesa” è la più chiara dimostrazione che per raccontare una storia vera e toccante non servano tante parole; ne bastano poche ma ben strutturate, profonde e cariche di significato. Ho apprezzato moltissimo anche l’impaginazione e la grafica di questo libro che, a mio parere, completano un quadro perfetto di malinconia e suspense.