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L’incipit della settimana: Sharon M. Draper, Divisa in due

L’incipit della settimana: Sharon M. Draper, Divisa in due

Plin.
Plon.
Tin-tin-tin.
Ton.
Plin.
Plin.
Plooon. So che non è una parola vera, ma è un suono vero. Con il piano posso creare combinazioni sonore di tutti i tipi. È il mio superpotere.
Mi siedo, poso le mani sulla tastiera, le dita non vedono l’ora di cominciare. Mi impegno un sacco, cercando sempre di trovare le melodie e i giri armonici giusti. Le scale dal basso verso l’alto e viceversa. Gli accordi fatti con tre o quattro dita, che rimbombano in tutta la stanza. Le punte delle dita sfiorano delicatamente la tastiera, producendo un suono nuovo a ogni tocco. I tasti bianchi. I tasti neri. Uno alla volta. O più di uno, per fare un accordo. Due tasti creano un suono diverso da quello di tre. Quattro o cinque sono ancora meglio. Riesco a premerne nove insieme, addirittura dieci, ma a dire la verità in quei casi ottengo suoni parecchio strambi.
Ogni combinazione è diversa. Note gravi. Note acute. Scale maggiori. Scale minori. I suoni gravi sembrano una parata solenne. Quelli acuti, lacrime che cadono a terra.
Do-re-mi-fa-sol. Sol-fa-mi-re-do. Su. Su. Su. Giù. Giù. Giù. Melodie. Giri armonici. Accordi. Scale. I tasti neri producono suoni tristi, come di qualcuno che piange. I tasti bianchi a volte ridono. Usando solo le dita, posso farli danzare insieme e ricavare tutti gli effetti che voglio.
Quando suono il piano, vado alla grande! Sarebbe bello se anche il resto della mia vita si armonizzasse come in una specie di magica sinfonia. Di solito, però, la musica è tutt’altra.

Sharon M. Draper, Divisa in due, traduzione di Francesca Pe’, Feltrinelli, 2020, pp. 243, €14 (ebook € 9,99)

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