L’incipit della settimana: Davide Morosinotto, La più grande
Colei che, un giorno, sarebbe diventata La Più Grande inciampò in uno sgabello lasciato in mezzo.
Il vassoio le scivolò dalle mani e le ciotole volarono via, descrivendo un ampio arco attraverso la sala della locanda.
La zuppa di cosce di rana piovve sui clienti che gridarono, travolti da una tempesta di brodo bollente.
Tre ciotole finirono a terra rompendosi di schianto. La quarta invece rimase sospesa a un palmo dal pavimento: un bambino allungò la gamba e riuscì a fermarla, in equilibrio perfetto, nell’incavo tra il piede e la caviglia.
Fu così che Shi Yu vide per la prima volta Li Wei.
La piccola stava in ginocchio tra le panche, fradicia di zuppa e circondata da clienti che la insultavano in modo davvero troppo crudele per una bambina di sei anni.
Lei però non piangeva. Non diceva niente. Invece guardava, da sotto, quel ragazzino in equilibrio su una gamba sola, l’altra tesa in avanti a reggere la ciotola.
Wei ricambiò il suo sguardo. Prese la scodella, la poggiò su un tavolo, e corse via.
Davide Morosinotto, La più grande, Rizzoli, 2020, pp. 528, €17.