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Michela Turra, Il mondo nel palazzo

Michela Turra, Il mondo nel palazzo

“Ciao”. “你好”. “Merhaba”. “مرحبا”. “привіт”. “Përshëndetje”.

E’ dal momento in cui ciascuno comincia ad aprirsi, a comprendere e a parlare la lingua dell’altro che „Il mondo nel palazzo”, muta prospettiva.
La trama si sviluppa in un anonimo casermone assai fatiscente alla periferia estrema di una grande città, dove Denise, turca dalla brillante intelligenza, riscontrabile nella sua a dir poco eccellente carriera scolastica, Xin, ragazzo cinese animato da una costante speranza in un futuro radioso, Ostap, ucraino, la cui anima è graffiata da un viaggio assai cruciale e doloroso, i marocchini Chackri, i quali tentano instancabilmente di educare, senza alcun successo, i propri figli secondo i precetti fondamentali dell’Islam, ed infine Tair, rom di origine albanese, trascorrono le loro vite slegate. L’episodio che determina il cambio di passo del romanzo si manifesta con la violenta e crudele aggressione subita da Tair. Il desiderio di solidarietà nei confronti di quest’ultimo apre uno spiraglio di luce nel mondo di ognuno, proiettandolo nel mondo dell’altro.

Malgrado la dicitura sulla quarta di copertina (“da dodici anni”), ritengo che “Il mondo nel palazzo” possa risultare una lettura assai piacevole anche per gli adulti, proprio perché sottolinea il fatto che, soprattutto attualmente, la convivenza tra etnie differenti è fondamentale per auspicare ancora un mondo caratterizzato da una generale situazione di pace e sicurezza, in cui tutte le svariate etnie non si identifichino più né in inferiori né in superiori, bensì in una sostanziale e comune fratellanza.

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Chiara Principe

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