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Siobhan Dowd, Il mistero del London Eye

Siobhan Dowd, Il mistero del London Eye

Tutto inizia in una mattinata apparentemente normale: Ted e la sua famiglia stanno facendo colazione, quando d’ un tratto, la madre entra in cucina reggendo una lettera… zia Gloria (o “zietta Glo”, come ama chiamarla Ted ), farà loro visita e rimarrà a vivere con loro per un po’ di tempo, in compagnia del figlio, Salim. La notizia sconvolge tutti: la zia è considerata “un uragano” poiché ovunque lei passi, semina sempre caos e problemi. Quando i due ospiti giungono a casa della famiglia, Ted si accorge subito che Salim si comporta in modo bizzarro: sta spesso a fissare il telefono, e quando squilla, lui si affretta a isolarsi per rispondere.

Ted non è esattamente un esperto nel decifrare le emozioni o i comportamenti altrui… il suo insegnante deve aiutarlo nel comprendere lo stato d’ animo degli altri e nel relazionarsi coi suoi compagni. Pur non avendo amici ed essendo un tipetto un poco particolare, lui è un personaggio che non si arrende facilmente… un giorno Ted e la sorella, Kat, accompagnano Salim a fare un giro sul London Eye, la più celebre ruota panoramica al mondo. Mentre sono in fila, uno sconosciuto si
avvicina, offrendo loro il proprio biglietto. I due fratelli decidono di far salire solamente il cugino: loro lo aspetteranno lì una volta finito il giro. Alla partenza, Ted conta 21 passeggeri. Kat e Ted salutano Salim, ignari del fatto che non lo avrebbero più visto scendere da quella ruota.

Quando, al termine del giro, scendono solamente 20 passeggeri, tutta la famiglia entra nel panico più assoluto: Salim non può essersi volatilizzato durante il giro sulla ruota panoramica!

Da qui inizieranno le indagini e le ricerche per trovare Salim. Anche i due fratelli si impegneranno per risolvere il caso. Coraggio e determinazione sono doti che ho amato in loro. Questo racconto non è solamente avvincente, ma racchiude anche un tema importante: la diversità. Ted è un ragazzo con alcune difficoltà, che vede il mondo in un modo differente da come lo vedono altre persone. Non per questo deve essere considerato inferiore o semplicemente “uno strano”. Oggi tutti vorremmo essere perfetti, e talvolta siamo persino in grado di giudicare gli altri perché hanno un brutto taglio, si vestono male o perché hanno qualche difficoltà a scuola.

Beh, io mi domando questo: chi ha mai imposto dei requisiti per essere
perfetti?

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Chiara De Francesco

Siobhan Dowd, Il mistero del London Eye, traduzione di Sante Bandirali, Uovonero (I Geodi), 2011, pp. 256, €13,30. (disponibile in audiolibro letto da Pietro Sermonti)

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