Ito Ogawa, Il ristorante dell’amore ritrovato
Ringo è costretta a tornare nel villaggio natio, che aveva lasciato in cerca di un futuro migliore, qui ritrova Kuma-San, il quale invece non ha mai abbandonato quel posto e non conosce il mondo fuori da quelle montagne, e la madre, con cui il rapporto si è incrinato tempo addietro e non sa se potrà mai tornare lo stesso.
Ringo ha una passione, la cucina, e cambiare casa non la fermerà dal portarla avanti; decide di aprire un ristorante dedicato solamente a due clienti per volta.
Qui i piatti che Ringo cucina diventano più di semplici portate da ristorante, dietro ci sono gli insegnamenti della nonna e l’amore che lei mette nel farli si riversa sempre in qualche modo sui suoi clienti.
In questa storia Ito Ogawa mostra la sua capacità, comune poi a molti scrittori giapponesi, perlomeno quelli che ho letto, di sapersi concentrare sui dettagli riguardanti le passioni e le emozioni dei personaggi più che sulla trama, il saper unire la poesia ad episodi più crudi in un modo che ce li faccia comprendere.
Carlotta Baldi Papini
Ito Ogawa, Il ristorante dell’amore ritrovato, traduzione di Gianluca Coci, Neri Pozza, 2010, pp. 191, €15