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L’incipit della settimana: Jason Reynolds, Tornando a casa

L’incipit della settimana: Jason Reynolds, Tornando a casa

Questa storia doveva iniziare come tutte le storie che si rispettino. Con uno scuolabus che cade dal cielo. Ma nessuno ha visto la scena. Nessuno ha sentito.

Quindi, questa storia inizierà come tutte le storie… di un certo tipo.

Con delle caccole.

«Se non ti pulisci quegli assurdi, schifosi folletti verdastri che hai nel naso, giuro che a casa con te non ci torno. Dico sul serio!» Jasmine Jordan lo ha detto come diceva quasi ogni cosa – con tutto il corpo. Come se le parole non solo le uscissero dalla bocca ma le rotolassero anche lungo la spina dorsale. Lo ha detto proprio convinta. E con lo stesso tono da non ti azzardare che usava sua madre tutte le volte che provava a parlarledelle cose importanti della vita “reale” e lei, per tutta risposta, alzava “realmente” a palla il volume della musica nelle orecchie per non sentirla e poi, non contenta, lo alzava ancora e ancora. Se non ti togli subito quegli aureolari… auricolari… auriculari, o come diamine si chiamano, da quella zucca vuota, te la faccio sentire io una bella sinfonia. E non sto parlando di musica.

Quel tono lì.

Jason Reynolds, Tornando a casa, traduzione di Francesco Gulizia, Rizzoli, 2020, pp.208, €16.

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