Melvin Burgess, Junk (Storia di amore e perdizione)

Junk: di nessun valore, spazzatura, droga. Tutti questi, traduzioni del termine junk, sono elementi presenti nel libro di Melvin Burgess. Una storia cruda, schietta, che non lascia spazio all’immaginazione ma che anzi, ci mostra uno spaccato della nostra società fin troppo reale. Solitamente tendiamo a evitare l’informazione per quanto riguarda questo ambito della nostra realtà e penso proprio che l’obiettivo dell’autore nello scrivere un libro come Junk sia esattamente quello di mostrare ciò che nessuno di noi ha il coraggio di vedere. Il libro infatti ci racconta la storia di Gemma, una giovanissima ragazza inglese che all’età di soli 14 anni decide di fuggire dalla propria casa, dalla propria famiglia e dalla propria città, tutte realtà che, a uno spirito indipendente come il suo, stavano strette. La sua fuga è ispirata dal precedente allontanamento del suo ragazzo, Tar, anche lui fuggito dalla propria famiglia violenta. I due si ritrovano a Bristol, dove decidono di vivere e dove, tra pensieri, amori, litigi e serate tipiche dell’età adolescenziale, senza ormai nessun controllo, finiscono per diventare, dopo varie vicende, dipendenti dall’eroina. Quella in cui si trovano a vivere, in compagnia di nuove conoscenze, è quasi una società in miniatura, basata su amicizie, condivisione, favori e, ovviamente, spaccio.
Un aspetto del libro che mi ha davvero fatto riflettere è il modo in cui vengono descritti i pensieri dei ragazzi nel corso della loro “storia d’amore con l’eroina”, così come viene chiamata nel libro. I sentimenti che questi giovani così fragili provano sono talmente contrastanti e potenti che nemmeno loro sanno da quale lasciarsi guidare. Nel loro incontro con la droga provano un senso di potere che mai nessuno di loro aveva sperimentato, ma questo piano piano si fa più flebile e lascia il posto alla paura. La paura che li coglie nel realizzare che l’eroina è più forte di loro, alla quale si somma il dolore sia fisico sia mentale delle crisi di astinenza, che è così potente da far compiere loro atti deplorevoli, con il solo scopo di ottenere altre sostanze.

Junk, storia di amore e perdizione, a mio parere, riesce a cogliere il centro del problema, riesce ad affrontare tematiche così dure ed in modo così efficace per il semplice fatto che l’autore lascia che a raccontarcele siano i ragazzi stessi, coloro che le stanno vivendo, affrontando e che non hanno una visione oggettiva della situazione ma che anzi, non potrebbero essere meno obiettivi. Si sentono inarrestabili ma sono, a mio parere, semplicemente dei giovani con tante insicurezze a cui ci si vorrebbe solo avvicinare, si vorrebbe stringerli in un abbraccio e sussurrare loro che andrà tutto bene.
La storia di Gemma, Tar, Lily, Rob e molti altri colpisce, grazie al tipo di scrittura diretto dell’autore, come uno schiaffo in pieno viso e, proprio come uno schiaffo, è estremamente doloroso sul momento ma, quando pensi che la sofferenza sia ormai terminata, la guancia arrossata e dolorante ti ricorda per ore il colpo subìto, lasciando un marchio indelebile che ti fa riflettere e rimuginare a lungo.
Nel libro di Burgess è forte l’elemento di contrasto interiore, tanto nei protagonisti quanto nei lettori, grazie anche all’abilità dello scrittore nel far emergere l’essere umano in tutta la sua complessità, rendendo difficile la comprensione della distinzione del bene dal male, facendo invece capire come ognuno viva in modo diverso la stessa storia.
Il libro, un racconto verosimile, non ha un lieto fine o un finale triste, semplicemente, così come nella realtà, finisce, lasciando spazio ad un nuovo inizio nella vita dei ragazzi.

Letizia Marranci