Un incipit al giorno: Andrew Fukuda, The Hunt
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Una volta eravamo di più. Ne sono certo. Non abbastanza da riempire uno stadio, forse neppure un cinema, ma sicuramente più di quanti siamo oggi. La verità è che non credo rimanga nessuno. A parte me. Succede, quando sei una prelibatezza. Quando ti vogliono a tutti i costi. Finisce che ti estingui.
Undici anni fa ne scoprirono uno nella mia scuola. Era una bambina al primo giorno d’asilo. La sbranarono quasi subito. Cosa credeva? Forse l’improvvisa (perché è sempre improvvisa) solitudine di casa l’aveva spinta a scuola con l’idea distorta di trovarvi compagnia. L’insegnante disse che era l’ora del pisolino, e la bimbetta rimase lì da sola, aggrappata al suo orsacchiotto, mentre i compagni con un balzo erano già a testa in giù sul soffitto. A quel punto per lei era finita. Finita. Tanto valeva sfilarsi le zanne fasulle e consegnarsi direttamente all’inevitabile banchetto. I suoi compagni la fissarono dall’alto con gli occhi sgranati: Ehilà, cos’abbiamo qui? Lei cominciò a piangere a calde lacrime, mi dicono. L’insegnante fu la prima a raggiungerla.