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Fedor Dostoevskij, Le notti bianche

Fedor Dostoevskij, Le notti bianche

Siamo a San Pietroburgo. La città si sta svuotando: ovunque si rivolga lo sguardo, ogni cosa sta svanendo e spegnendosi. A farcelo notare è un giovane, il protagonista di questo piccolo capolavoro che ci pone davanti a una profonda riflessione su un tema particolarmente delicato e a mio parere molto legato ai giorni nostri: la solitudine. Questo romanzo, infatti, non è altro che la storia di un uomo solo in cerca di qualcuno che, forse solo come lui, possa aiutarlo in questa sua condizione.
In una sera come tante “camminavo sulla riva del canale sulla quale a quell’ora non si incontra anima viva. […] A un tratto mi accadde l’avventura più inattesa. In disparte, al parapetto del canale, stava diritta una donna; con i gomiti appoggiati sulla ringhiera ella fissava molto attentamente l’acqua del canale.” E’ lei, Nasten’ka. Un giovane donna che come il protagonista, vagava in lacrime di strada in strada per San Pietroburgo. Mentre scappava via da un vecchio che la importunava viene salvata proprio dal Sognatore. Tra i due nasce un bellissimo rapporto che si sviluppa in quattro notti: si raccontano il loro passato, le loro storie e piano piano nasce in entrambi la consapevolezza che, nonostante abbiano storie completamente diverse condividano insieme un aspetto importante della loro vita: la solitudine. Il Sognatore infatti non ha amici, conosce la città soltanto come abile osservatore e passa il suo tempo a contemplare in maniera del tutto distaccata ciò che lo circonda; Nasten’ka, invece, aspetta da un anno il suo amato e da poco ha abbandonato la nonna con la quale viveva perché la teneva legata a sé con uno spillo. La bellezza di questo incredibile racconto sta nell’immedesimazione che chi lo legge ha nei confronti dei personaggi e, come dicevo prima, sta soprattutto nel fatto che, nonostante sia stato scritto da Dostoevskij nel lontano 1848, riproponga una tematica così degna di riflessione: perché ciò che accomuna questi due giovani è il senso di solitudine che pervade entrambi e proprio in questa comune condizione i due cercano di riscattarsi trovando conforto l’uno nell’altra. E’ un libro da leggere tutto d’un fiato, da gustarsi fino all’ultima pagina.

Margherita Romiti

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