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I classici di qualcunoconcuicorrere: Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio

I classici di qualcunoconcuicorrere: Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio

Ho sempre amato i romanzi di Jane Austen. Trovo che il suo modo di scrivere sia semplice, ironico, divertente. Un modo tipico della grandissima scrittrice del diciannovesimo secolo, che ha contribuito notevolmente alla stesura della storia della letteratura inglese. Una donna forte, tosta e indipendente che ha dato voce ad altrettanti personaggi forti, tosti e indipendenti; a donne che difficilmente passano inosservate, soprattutto se contestualizzate nei tempi e nei luoghi in cui sono ambientati i suoi romanzi. Una di queste è sicuramente Elizabeth, la secondogenita delle cinque sorelle Bennet: una ragazza di appena vent’anni che sempre si è distinta tra le sue sorelle per essere sicura di sè, intelligente, razionale (forse anche troppo), responsabile, concreta e sincera; ma soprattutto orgogliosa. Molto orgogliosa di sé.
Jane Austen ha poi dato voce in capitolo a uomini altrettanto forti, tosti e indipendenti come Fitzwilliam Darcy: uomo aristocratico, ampiamente inserito nella società inglese, intelligente, capace, superbo, introverso; ma soprattutto pieno di pregiudizi. Pieno di pregiudizi sugli altri.
Questo romanzo altro non è che lo scontro tra questi due mondi: una donna troppo orgogliosa di sé e un uomo troppo accecato dal pregiudizio sugli altri; un mondo modesto come quello di campagna, fatto di vestiti semplici con orli sporchi di fango contro un mondo costruito e sofisticato come quello dell’aristocrazia, al passo con i balli di società e le buone (spesso finte) maniere. Ed è proprio in questi scontri che Jane Austen riesce a trovare i punti di contatto tra i due mondi, declinandoli in ogni forma e modo e lasciando spazio e tempo al lettore di analizzarli e comprenderli per renderli i ponti tra le due parti a tutti gli effetti.
Un romanzo che fa riflettere e sognare, che che ci fa amare i personaggi, ci fa vivere con loro situazioni e stati d’animo prima complessi e intricati, poi semplici e delicati.
Un romanzo che rileggerei volentieri ancora e ancora, nonostante già conosca la sua evoluzione e le sue conclusioni.
In fin dei conti, chi di noi non lo rileggerebbe?

Margherita Romiti

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