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Kate Ling, La solitudine delle stelle lontane

Kate Ling, La solitudine delle stelle lontane

La domanda che l’ignaro lettore si porrà più spesso, durante la lettura del romanzo d’esordio di Kate Ling, sarà: Ma io, questa cosa, non l’avevo già vista?
Per quanto mi riguarda, l’unica cosa degna di nota che ricordo di aver fatto è stato chiedermi, piuttosto frequentemente, se per caso non mi fossi già ritrovata  tra le mani questo libro in precedenza.
La vicenda, narrata con uno stile che manca di eleganza, originalità e soprattutto correttezza, è costellata da una serie pressoché interminabile di luoghi comuni, dialoghi sconnessi e scene, disposte in maniera del tutto casuale, che cercano di rievocare un’atmosfera profonda e riflessiva (fallendo miseramente). Riterrete senz’altro la mia recensione eccessivamente dura, ma aspettate:
posso affermare, con sincerità, di essere stata in grado di predire con sconcertante esattezza tutti i cosiddetti “colpi di scena” presenti all’interno della storia, fino a riuscire a pronosticarne il finale. Non è stato affatto merito di una mia particolare dote nascosta, tutt’altro. L’intero scritto è caratterizzato da una scontatezza che oso definire desolante. Fronteggiare trecento pagine di romanzo – che rassomigliano pericolosamente ad un collage assemblato male di alcune delle trame dei più famosi romanzi distopici contemporanei – non è affatto semplice.
A cominciare dal tragico destino della giovane e ribelle eroina, Seren: incatenata nel fiore degli anni alle pareti di una nave spaziale interstellare,  dopo essere stata costretta ad abbandonare la Terra per intraprendere un viaggio lungo diversi secoli alla volta di una nuova possibile esistenza, la ragazza è condannata per convenzione sociale a sposare un uomo che conosce appena, vivendo una vita rigidamente regolata dalle dispotiche direttive del sistema. La sua riscoperta delle gioie e dei dolori dell’amore proibito grazie a Domingo, la più che classica figura del ragazzo bello e dannato, fa sfociare il tutto (prevedibilmente) in un’accanita lotta per la sopravvivenza e la libertà, che si conclude con uno dei finali più conosciuti e ricorrenti in assoluto all’interno della letteratura young adults distopica: lascio a voi immaginare quale.
D’altronde, vi basterà dare un’occhiata ai due primi capitoli.

Sarah Ferraiolo

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